lingones in TV, una lista di alcuni eventi a cui i lingoni hanno partecipato

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Gogo1987
view post Posted on 22/12/2009, 21:48




RIOLO TERME, SAGRA DELL'UVA 2009

https://www.youtube.com/watch?v=fOSCiolMFxo...rom=PL&index=11 (servizio di nuovarete)
https://www.youtube.com/watch?v=l1aRS8Ydkus

presto ne posto anche altre...
 
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view post Posted on 23/12/2009, 01:09

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complimenti Gogo e grazie per aver condiviso tuo video
 
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Gogo1987
view post Posted on 2/1/2010, 21:25




giusto mercoledì i lingoni erano su superquark per la puntata su Attila e gli Unni. non so se ci sia già in giro il filmato...
 
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view post Posted on 3/1/2010, 18:27

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vista la trasmissine e riconosciuti i Ligones:
è stato facile perchè sia sul vostro sito e sul forum avete messo gigantografia di voi
ho visto che avevate anche diversi kossai
Luigifrecciarotta è appassionato della cultura barbarica ma è un altro mio amico che tira da cavallo e costruisce archi compositi asiatici da anni

ah..dimenticavo: a marzo forse mi vedrete con la Legio Italica nella battaglia di Carrè su Voyager, il filmato è stato girato a novembre vicino ad Adria
 
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Gogo1987
view post Posted on 4/10/2011, 11:13




aggiungiamo il TRAILER (come ho detto ai ragazzi se c'è un trailer, il prossimo passo è l'uscita nei cinema XD) del filmato di "ad pugnam parati" a cui i Lingoni hanno preso parte con Europantiqua i primi di settembre... vi riporto anche le "cronache" di ambo le parti :)


Mons Iunonis (Monzuno),189 a.C.: ultimo rapporto di un centurione
pubblicata da Giuseppe Cascarino il giorno lunedì 5 settembre 2011 alle ore 22.23

Mons Adonis,
September
III ante Nonas

… Gladium aut dolabram, semper destringimus.
Nisi iugulamus, viam aperimus.
Die procedimus, nocte in statione,
Nisi mors advenit numquam requiescimus….

(…Gladio o dolabra, stringiamo sempre in mano.
Quando non uccidiamo, costruiamo una strada.
… Marciamo di giorno, vigiliamo di notte.
Se la morte non ci coglie, non riposiamo mai…)

Li sento cantare mentre arrancano sul tratto in salita della via Flaminia. Sono legionari di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali; vengono da tante civitates diverse, ma sono tutti Romani. Non è stato facile mettere insieme una centuria di volontari per battere la via Flaminia sotto il Mons Adonis e renderla sicura, ma questi erano gli ordini del proconsole, ed io, Caius Flavius Priscus, centurione princeps prior di stanza a Bononia, ho fatto il meglio che ho potuto.

Ho partecipato a molte campagne militari e sono sotto le insegne ormai da quasi vent’anni; ho combattuto in Spagna agli ordini del grande Publio Cornelio Scipione, e mi sono guadagnato il grado di centurione e una corona muralis a Cartagena; poi, sempre con lui, ho servito come princeps posterior in Africa, e ho avuto l’onore di partecipare alla grande battaglia di Zama, da dove sono tornato pieno di ferite e di gloria.

Ora che Annibale è stato sconfitto e Cartagine non è più una minaccia, Roma è in guerra col re Antioco, e la prospettiva delle grandi ricchezze dell’oriente, oltre alle solite raccomandazioni ottenute dai centurioni più scaltri di me, ha spinto molti veterani ad arruolarsi volontariamente per l’Asia. Io non l’ho fatto.

Qui in Italia la guerra non è finita, e pochi lo sanno: alcuni popoli gallici che erano scesi al fianco di Annibale, violando i patti con Roma, non si sono ancora sottomessi, altri ci combattono ancora apertamente. I più pericolosi sono i Galli Boi: sconfitti più volte dalle nostre legioni, non si sono mai arresi, e ora, seppure decimati e ridotti in bande disperse sull’Appennino, minacciano direttamente le città e i traffici commerciali di terre sconvolte da venti anni di guerre.

Gli ordini del proconsole sono chiari: eliminare la minaccia con ogni mezzo. Il problema è che ho dovuto mescolare i pochi veterani che avevo (Prima, Decima e Dodicesima legione) con numerose reclute, e non è stato possibile dedicare molto tempo all’addestramento. Quello che più mi preoccupa sono i più giovani, arruolati quasi tutti come veliti: molti hanno la stessa età di mio figlio, e nessuna esperienza di combattimento. Sono veloci, coraggiosi e pieni di energie, ma questo in guerra non basta per sopravvivere. Sono come cuccioli che mettono il naso dappertutto, che non si rendono conto dei pericoli che corrono, e che rischiano di cadere come mosche… Quanti ne ho tirati fuori dai guai, e quanti ne ho visti morire in Spagna…

Il sole è alto nel cielo in questa umida e soffocante giornata di settembre, e la Flaminia Minor è una strada durissima, piena di continui saliscendi e di tratti infidi e pericolosi, dove è facile cadere in imboscate. Ho mandato avanti i veliti raccomandando come al solito prudenza, e soprattutto con l’ordine di non ingaggiare battaglia, ma è stato quasi inutile: abbiamo continuato a perdere uomini fino a quando non abbiamo piantato il campo per la notte.

Un terreno duro quasi come la pietra della strada, incattivito da tre mesi di siccità. Non si è potuto fare altro che cingerlo con tronchi di legno e scudi, con grande fatica di tutti, e intensificare la sorveglianza notturna. Ed è stato verso sera che ci hanno attaccato in forze la prima volta, portandoci via l’insegna...


Ora è quasi mezzogiorno, e siamo inchiodati sul terreno del nostro campo, in attesa di un attacco che ci sarà sicuramente, anche se non sappiamo quando. Anche oggi il sole, sia pure velato da dense nubi, martella senza pietà, e lucide gocce di sudore rigano i volti coriacei dei legionari.

Questa notte con un pugno di volontari ci siamo inerpicati sulla montagna, al buio e in silenzio, per riprenderci l’insegna che ci avevano sottratto: non se l’aspettavano, li abbiamo trovati mezzi addormentati e li abbiamo sopraffatti facilmente.

Poi questa mattina abbiamo scoperto il loro campo principale, e approfittando dell’assenza di molti dei loro guerrieri, lo abbiamo attaccato in forze e distrutto. Ma non finirà così, lo sanno tutti, e l’ultimo atto, qualunque sarà, si svolgerà su questa collina arida e polverosa.

- Passare l’ordine: mangiare!

Guardo negli occhi i pochi veterani di tante battaglie, quelli che mi hanno accompagnato lungo tanti anni della mia vita: Metellus, Sabinus, Cincinnatus, Dentatus, Flaminius e tanti altri… Sono stanchi e provati, ma addentano il pane con allegria, cercando di pensare ad altro.

- Arrivano! – grida una vedetta – Duecento, da nord!

Stringo il laccio dell’elmetto e osservo gli uomini e i ragazzi serrati dietro i loro scudi che fanno altrettanto. Qualcuno mi guarda con gli occhi pieni di paura, un altro stringe nervosamente le dita attorno al pilum, qualcuno finisce di addentare un pezzo di formaggio rancido con indifferenza. Un veterano mi strizza l’occhio e mi sussurra: “Centurio! Sembra quasi quella schifosa collina di Baecula, ricordi?”. Sorrido, anche se non ne ho voglia.

- Prepararsi!

Mi chiedo se anche oggi me la caverò… e mi chiedo se anche stavolta non mi toccherà salvare la pelle di qualche cucciolo troppo curioso…








Ad Pugnam Parati! - report dell'evento da parte gallica
pubblicata da Gioal Il Pitta Canestrelli il giorno lunedì 5 settembre 2011 alle ore 18.01

Lo scenario ricostruito è quello di una banda guerriera di Boii provenienti da diversi piccoli villaggi, che piuttosto che piegarsi ai Romani ha scelto la fuga e il brigantaggio sull’Appennino, e al cui inseguimento è stato inviato un contingente romano. Tutto ciò che seguirà sarà una cronaca dell’evento il più possibile aderente “all’ambientazione”.

N.B. ogni guerriero “ucciso”, dopo un ora dalla sua morte poteva “rientrare in ambientazione”, così da consentire il susseguirsi di più azioni.


Il piccolo drappello celtico in fuga già alla partenza si deve scontrare con alcune difficoltà: alcuni cacciatori e popolani,

vista la mala parata, hanno preferito disertare e darsi indipendentemente alla macchia, e così non sono solo i cacciatori a dover trasportare il materiale da supporto, ma anche alcuni fanti di linea, che oltre al pesante scudo e alla lancia si trovano gravati dal peso delle gerle e degli zaini stracolmi di pelli, cibo, acqua e quant’altro.

Il drappello conta trenta guerrieri, ed è capitanato da otto esponenti della nobiltà boica in armamento pesante completo, con cotta di maglia, elmo, scudo, lancia e spada, uno dei quali è seguito da un mercenario Gaesato.

Il resto dei guerrieri, una quindicina, sono armati con scudo, lancia e coltellaccio, e solo quattro di loro indossano un’armatura, in materiale organico.

A completare il drappello vi sono otto fanti leggeri, alcuni armati di arco, altri di giavellotti.

Consci di avere i Romani che li tallonano, i Celti decidono di scegliere un sentiero particolarmente impervio, all’interno di una folta boscaglia,che dalla cima di Monte Castellazzo scende lungo il lato occidentale del crinale meridionale.

D’altra parte sanno per certo che i Romani verranno dalla Flaminia Militaris, che sbuca sotto al crinale meridionale di Monte Castellazzo dal suo lato orientale.

Con un po’ di fortuna, forse, riusciranno a trovare un luogo adatto dove porre l’accampamento e poi addirittura, assaltare la colonna romana in marcia.

Ad aprire la strada viene mandato un esperto cacciatore, e dietro a lui il drappello gallico avanza lentamente, con i nobili in testa, i fanti leggeri e chiunque altro è stato caricato col materiale da supporto al centro, e i fanti di linea a chiudere.

Oltre che a rendere l’ordine di marcia il più sicuro e difendibile possibile, il tutto è stato orchestrato per far tenere alla colonna celtica un avanzata uniforme, eppure, probabilmente a causa dei nobili che tengono un passo eccessivamente spedito, per la prima metà del percorso, particolarmente ripida, la colonna si spezza in un punto, a volte in due, e almeno in un frangente si deve fermare per ricompattarsi.

Dopo un ora di marcia e diversi tornanti, il sentiero svolta verso Est, sempre costeggiato da bosco fitto, sotto le falde del Castellazzo.

Quasi in corrispondenza della svolta, vi è inoltre un sentierino minore che scende verso Sud, perdendosi in una scarna macchia di alberi che digrada verso un ampio campo aperto dal terreno irregolare e gibboso.

La colonna celtica si ferma, e il cacciatore apripista viene mandato avanti lungo il sentiero principale che svolta ad Est per raccogliere informazioni.

Durante l’attesa, i portatori si riposano posando gerle e zaini, e secondo consolidata tradizione della logistica celtica, che sappiamo ricalcare il modello migratorio, l’unica donna del gruppo si dimostra essere stata previdente e insostituibile elemento nella scelta del materiale di supporto, distribuendo miele e frutta secca ai più stanchi.

Dopo diversi minuti l’apripista ritorna e sconsiglia ai nobili di proseguire lungo il sentiero principale, perché porterebbe direttamente alla congiunzione con la Flaminia Militaris e quindi in contro ai Romani.

Si decide quindi di scendere lungo il sentierino meridionale verso l’ampio spazio aperto a sud.

Giunti al centro del campo aperto, vengono inviati diversi fanti leggeri, liberi dal bagaglio, ad esplorarne i confini, e si scopre che è delimitato a sud dal fiume Savena, a ovest e a nord da vegetazione apparentemente impenetrabile (con l’esclusione del sentierino utilizzato per raggiungerlo) e ad est da una fila di siepi oltre le quali si scorgono altri due grandi aree brulle, sempre digradanti verso il Savena e divise dalla Flaminia Militaris.

Dopo una breve discussione seguita da una veloce votazione, i nobili convengono che l’area è troppo aperta e scoperta per porvi un accampamento, e al contempo uno di loro ricorda che nell’ultimo punto dove ci si è fermati a riposare, lungo il sentiero principale, attraverso il folto si intravvedevano alcune aree del sottobosco che si aprivano leggermente, e che forse avrebbero potuto venire sfruttate per porre il campo base.

I nobili decidono dunque che il drappello deve tornare sui propri passi e una volta giunti alla biforcazione tra il sentierino secondario e il sentiero principale, inoltrarsi nel folto.

Ci si spinge per una trentina di metri all’interno della boscaglia, e si identificano alcune aree ottimali.

Alcuni dei fanti di linea si lamentano che forse si è ancora troppo vicini al sentiero, ma dopo un rapido controllo ci si rende conto che la mimetizzazione è ottima, e quindi si comincia a liberare l’area dagli sterpi e ad erigere alcune piccole barricate lungo le aree più scoperte del sentiero con legname e rovi.

A questo punto avvengono le prime difficoltà: l’acqua scarseggia e si avanza il legittimo dubbio che il Savena, oltre ad essere distante, non sia potabile.

Un fante di linea, libero dall’armamento, si offre di spingersi indietro il sentiero fino al punto di partenza per recuperare altra acqua.

Rifarà per ben tre volte il percorso durante la prima giornata, constatando che se la colonna in marcia ed in discesa come tempo di percorrenza ha impiegato un’ora abbondante, un singolo spedito riesce a completare il percorso in salita in venti minuti, in discesa in dieci/un quarto d’ora.

Nel frattempo, un piccolo drappello di quattro fanti di ceto basso, un fante di ceto medio in armatura di cuoio e tre arcieri viene inviato da uno dei nobili lungo la via principale, con l’obiettivo di trovare la colonna romana, se possibile rallentarla con missili e armi da getto ma col tassativo ordine di non ingaggiarla per alcun motivo.

Dopo una mezz’ora il contingente ritorna: pur essendosi spinto molto a Est non ha incontrato i Romani, ma in compenso ha identificato un grosso campo aperto (una delle due aree brulle digradanti verso il Savena scorte in precedenza) dove senza dubbio i Romani porranno il castrum.

A questo punto cominciano i primi problemi gestionali interni, che diverranno poi la principale spina nel fianco della compagine celtica.

La catena di comando, con i nobili di riferimento, comincia lentamente a sfaldarsi, e la banda gallica inizia a frazionarsi in piccoli gruppi che prendono ad agire in maniera indipendente e di libera iniziativa, smaniosi di incontrare i Romani e dare battaglia.

Seguendo nuovamente il sentiero principale verso Est, scavallando poi verso Sud e scendendo verso fondovalle, una quindicina di guerrieri gallici (cinque nobili, il gaesato, due fanti leggeri e sette fanti di ceto basso) riesce infine ad intercettare la colonna Romana in marcia.

I primi a venire avvistati sono i veliti, ma a causa di una lunga e grossa siepe di rovi impenetrabile, tra i due gruppi non avviene contatto reale ma solo scambi di insulti e minacce. Infine i Celti riescono a scendere sulla Flaminia Militaris e tentano di sbarrare il passo ai Romani.

L’operazione però viene condotta dai Galli in maniera caotica, e il gruppo di quindici si spezza in due unità differenti che attaccano i Romani con un lieve intervallo l’una dall’altra, perdendo di coesione.

Dopo essersi a lungo fronteggiati lungo la strada, un contubernio di feroci legionari della colonia di Ariminum, che più di tutti odiano i Boii, fiacca l’impeto dei Celti, e con una carica frontale li disperde.

Il primo scontro lungo il sentiero ha visto certamente vittoriosi i Romani, che se la cavano con pochi morti e qualche ferito, mentre quasi la totalità della decina dei Galli che li ha attaccati è stata annientata.

Raggiunto il punto designato, mentre i legionari desinano e poi montano il castrum, i giovani veliti, quasi tutti Umbri e Sarsinati, vengono inviati in avanscoperta per scovare l’accampamento gallico.

Piccoli gruppi di veliti e Galli vengono più volte in contatto, ma all’apparire dei feroci Boii gli schermagliatori romani si danno sempre alla fuga.

Solo per due volte, prima in un gruppo di cinque, poi di otto capitanati da un hastato, avvistati nella macchia scarna a sud del sentierino minore vicino all’accampamento gallico, tentano di tenere il campo ed affrontare i Celti, ma in entrambi i casi vengono sconfitti e massacrati, mentre i Celti accusano una sola perdita.

Va menzionato il coraggio dell’hastato a comando del secondo gruppo che, rimasto da solo, piuttosto che fuggire accetta un duello con uno dei nobili gallici, venendo poi sconfitto.

Si susseguono durante la giornata diverse azioni di schermaglia tra gruppetti di Galli e veliti che battono la boscaglia, ma quasi tutte si risolvono con nessun morto.

L’impenetrabilità della macchia, unitamente alla fastidiosa ed assillante presenza di tafani, rende l’operazioni di ricognizione per ambo le parti faticosa e difficile.

Lungo il sentiero che costeggia la macchia dove è stato posto l’accampamento celtico vengono definiti diversi posti di guardia, ma purtroppo con l’esclusione di uno, vengono presidiati in maniera casuale e discontinua.

Molti tra i nobili gallici in cotta di maglia, per le operazioni di guerriglia preferiscono abbandonare l’armatura, sia per maggiore mobilità, sia per il peso eccessivamente penalizzante e gravoso su di un terreno così irregolare. Si scoprirà poi che molti degli hastati, principi e triarii romani faranno lo stesso, optando per la sola tunica o al massimo il cariophylax.

I Celti resi eccessivamente spavaldi dall’apparente inconsistenza dele azioni dei veliti, trascurano la segretezza del proprio campo, e si rendono troppo tardi conto che sebbene questo sia ben nascosto i loro discorsi vengono uditi dalla strada principale, rendendolo facilmente identificabile.

Si pone ai ripari catturando un velita e dandogli ad intendere che esiste un campo principale moto più in alto, e quello nel sottobosco accanto al sentiero è solo un punto di raccolta.

Portato il velita dinnanzi al castrum, i Romani rifiutano di parlamentare per concordare delle condizioni per il suo rilascio.

Di loro sponte, i giovani veliti Umbri e Sarsinati vengono incontro per liberare il loro compagno, che allora viene lasciato libero dai Celti, nella speranza che la notizia falsa relativa all’accampamento si sparga tra le fila romane.

Verso l’imbrunire, dopo alcune operazioni di disturbo dinnanzi al campo romano, i Celti si riuniscono tutti è si discute sull’opportunità di tentare un assalto frontale al castrum.

lo stesso fante di linea che si è occupato dell’approvvigionamento dell’acqua propone una strategia: mentre il grosso della banda gallica andrà a posizionarsi di fronte al campo romano, minacciando di dar battaglia e sfruttando la pendenza favorevole del terreno, un piccolo reparto composto da alcuni fanti armati alla leggera e dal Gaesato, seguendo un percorso alternativo lungo il corso del Savena, tenterà di introdursi nell’accampamento e sottrarre l’insegna della Legione.

Il piano viene approvato, e dopo aver lasciato un nobile, un fante leggero, e due fanti di linea a guardia dell’accampamento, i due gruppi si formano e poi dividono.

Seguendo il sentiero principale verso Est fino al suo congiungersi con la Flaminia Militaris, dopo aver aggirato un posto di guardia ed aver ucciso due veliti di sentinella, il grosso della banda gallica arriva a schierarsi dinnanzi al campo romano.

Per diverso tempo si susseguono assalti simulati e lanci di giavellotti e frecce.

I veliti escono dal castrum per contrastare i Galli, e per due volte gli stessi legionari caricano in salita gli avversari, che subito cedono terreno, e non vi sono perdite da nessuna delle due parti, senonchè al secondo contrattacco romano il piccolo gruppo dei fanti armati ala leggera e del gaesato raggiunge il luogo dello scontro e si precipita nell’accampamento da Sud.

Pur non riuscendo a prendere l’insegna, come prefissato, prima di venire annientato il piccolo gruppo di incursori riesce, complici le tenebre che ormai sono calate, a cogliere alle spalle un gran numero dei legionari che avevano caricato la seconda volta in salita e si trovavano a fronteggiare il grosso dello schieramento celtico, causando ingenti perdite.

Il numero dei Romani, prima soverchiante, è ora ridotto, e il grosso della banda gallica carica verso il basso, dividendosi in due tronconi.

Il combattimento che segue è caotico e feroce, e termina con terribili perdite da ambo le parti: i Romani vengono annichiliti, e due Celti, gli unici sopravvissuti, riescono a carpire l’insegna e a tornare al campo.

All’accampamento gallico si scatena la baldoria più sfrenata per la conquista dell’insegna nemica: in pura tradizione celtica, bevute gagliarde e racconti, e ad aumentare il senso di sicurezza, giungono persino tre giovani velites umbri che affermano di voler disertare, e sebbene con qualche diffidenza vengono accolti.

Purtroppo tra stanchezza e bagordi, tutti i posti di guardia, eccetto uno, vengono lasciati sguarniti, con la certezza che i Romani non si avventureranno mai in forze in un luogo così impervio a notte fonda.

Quando ormai molti dei Galli sono addormentati, un compatto gruppo romano piomba nell’accampamento, superando l’unico posto di guardia celtico.

Dopo aver inflitto diversi morti ai Galli, che d’altra parte tentano una flebile resistenza solo in pochi, i Romani recuperano la loro insegna e si ritirano.

La mattina dopo, all’alba, un piccolo contingente celtico di una decina di guerrieri, di propria spontanea volontà parte alla volta del castrum, e dopo essersi imbattuto in un gruppo di dieci velites ed averlo sbaragliato, viene a sua volta annichilito dai legionari, che a loro volta si muovono verso nord per contrattaccare, cogliendo il resto della banda gallica rimasta all’accampamento completamente impreparata e annichilendola.

Un contubernio romano, nella convinzione dell’esistenza di un secondo campo celtico più a monte come dato ad intendere al velita prigioniero rilasciato, percorre a ritroso il sentiero fatto dai Galli il giorno precedente fino ad arrivare al punto di partenza.

Nel frattempo, un altro piccolo gruppo di incursori romani rimasto al campo gallico occupato, identifica l’insegna nemica e se ne impossessa, portandola al castrum.

I Galli si riuniscono e tentano quindi un ultimo assalto al castrum romano per recuperare la propria insegna, ma senza il favore delle tenebre la superiorità numerica e la disciplina romana hanno la meglio.

Si è fatto mezzogiorno, e dopo alcuni duelli per celebrare esperienza, si conviene da ambo gli schieramenti di terminare la rievocazione. Si comincia a smontare e a caricare i vari materiali

Termina così la prima edizione di AD PUGNAM PARATI! Con gran fatiche e gradi soddisfazioni.




TRAILER UFFICIALE "AD PUGNAM PARATI"
 
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view post Posted on 6/10/2011, 22:47

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e questo?
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Gogo1987
view post Posted on 7/10/2011, 14:04




si ti bastava clikkare sul link direttamente nella pagina, comunque XD
 
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6 replies since 22/12/2009, 21:48   200 views
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