Ci sono diversi modi di vedere e interpretare il segno detto “delle corna” ma quello più diffuso e conosciuto in area mediterranea è senza dubbio apotropaico, di scongiuro e di protezione.
Per capirne il significato originario si deve risalire di molte migliaia di anni nel corso della storia umana. C’è una rappresentazione pittorica che risale al Paleolitico (13.000 a.C.), il famoso sciamano teriantropomorfo di Trois Frères con corna di cervo; sebbene si possano fare solo ipotesi sul significato della danza attuata dalla figura tra uomo e animale -come per esempio un rituale propiziatorio per una buona caccia- è innegabile l’aura di sacralità di questa raffigurazione. Anche il Neolitico, da sempre in odore di matrifocalismo e ormai sdoganato come territorio cultuale della grande Dea, offre buone prove documentarie che riconducono a un principio divino maschile che possiamo definire Dio cornuto. Oggi si pensa spesso che tale divinità sia legata alle sue tarde interpretazioni nordico/celtiche, come Cernunnos o Herne; ma in realtà già a Catal Huyuk, la città anatolica datata oltre 6000 anni prima di Cristo e famosa per le sue raffigurazioni della Dea Madre, sono state ritrovate stanze decorate con corna. Troviamo il bufalo con innestato il disco solare tra le corna nelle pitture rupestri dell’Africa settentrionale, in una raffigurazione familiare per via della più conosciuta dea Hathor egizia, e di Iside per ovvia associazione. Ammone di Siwa è rappresentato con corna di ariete, come Pan, e il dio hindi Pashupati, signore delle bestie, è anch’esso rappresentato con corna di bue. In effetti, quella delle corna è una prerogativa di molte divinità-toro che mantiene la sua presenza anche quando la divinità è rappresentata in forma umana - fatto riscontrabile facilmente nell’iconografia relativa a tutte le divinità sopracitate-; corna che diventano simbolo di divinità anche quando a sé stanti (per esempio le corna cultuali cretesi con ascia bipenne).
In tutto il Mediterraneo, corna di toro fanno bella mostra sui tetti delle case, a proteggerne gli abitanti dagli influssi negativi. Proprio il toro, animale mitologico per eccellenza, era per la civiltà rurale simbolo di forza, abbondanza e fertilità; la sua aggressiva gagliardia ne fece presto il protettore delle messi, degli uomini e del bestiame. Toro divino, Dio con le corna il cui emblema era semplice evocare con un gesto delle mani.
Proprio questo gesto riporta alla luce l’antica valenza di invocare il Dio cornuto tutore del bene, nonostante secoli di associazioni di idee cristiano-cattoliche tra le corna e il diavolo. Prove pittoriche di questo gesto risalgono ad almeno 2500 anni fa, già nelle tombe etrusche e in quelle della Daunia (Apulia).
Ci sono doversi modi di attuare lo scongiuro, senza variarne il valore protettivo: di nascosto, puntando le dita verso il basso, oppure agitandola davanti alla persona/cosa che si sospetta di influsso negativo, oppure ancora puntando le dita verso l’alto e girando la mano in tutte le direzioni per una protezione verso influssi di cui non si sa la provenienza. Bellissima la variante napoletana detta tierra e cielo: una mano punta verso l'alto, l'altra verso il basso, a protezione totale.
Gli elmi degli antichi guerrieri portavano spesso delle corna, vere o ricostruite con altri materiali, non per usarle realmente in combattimento ma a scopo intimidatorio, e per consentire al combattente di incamerare magicamente la forza e il valore del Dio cornuto. Perfino Alessandro Magno si fece ritrarre come figlio di Zeus Ammone, con un ornamento di corna di ariete. Perfino Michelangelo, rifacendosi alla visione biblica della facies cornuta, rappresenta Mosè con le corna. In effetti Mosè era una sorta di profeta/veggente/sciamano di tribù ebraica che riceveva messaggi dalla divinità presumibilmente nel corso di trance. Non a caso, negli antichi rituali sciamanici siberiani, i sacerdoti in trance muggivano come tori e creavano una sorta di aura a forma di corna biancastre. I copricapi con corna lucidate e lavorate erano diffusi tra gli Ebrei, gli abissini e i nativi americani come segno di forza, e di potere nella scala sociale. Famosa la visione biblica degli altari con le corna asperse di sangue, che rendevano gli accusati liberi se essi riuscivano a raggiungere il tempio e a toccarle; il Dio giudaico le troncò, segno di punizione divina.A Malta, dove il retaggio pagano è ancora fortissimo, non solo si possono vedere le corna di toro sulle case, ma anche sui cavalli che tirano le graziose carrozzelle da turisti. Questi animali portano infatti un paio di piccole corna di metallo, sempre simbolo dell’antico Dio precristiano e senza tener nessun conto della supposta aura diabolica del simbolo. La particolarità delle corna di cavallo maltesi è la presenza di una piuma, possibilmente di pavone, il cui occhio aggiunge protezione; e a volte di un rubino (falso) come protezione dalle ferite.
Le corna sono rappresentate anche dal ferro di cavallo, più semplice da procurare e diffusissimo nella cultura contadina, ma anche di città fino all’arrivo dell’automobile.
Oggi il simbolo delle corna, diffusissimo in Italia, si porta come simbolo di virilità e potenza sessuale, anche come corno singolo.
Una nota divertente è data dal famoso cornetto rosso in corallo, diffusissimo perfino come dono di nascita. Il peperoncino rosso dalla forma così caratteristica (la cui specificità sta nella difesa contro il malocchio e contro l’infedeltà dell’amante) si è ibridato con il corno, assumendo le caratteristiche di entrambi gli amuleti e aumentandone la potenza protettiva.